LE DUE PANTOFOLE (1984)
Cerchi di caffè tra foglio e piano,
piramidi di alabastro e acciaio a testimoniare l’ennesimo pasto solitario,
una luce,
venti candele legate alla crosta del soffitto,
protagonista nella genesi delle ombre,
flebile flusso a cavallo tra il reale ed il sogno,
forse un incubo,
certo sempre meno pauroso perché oramai corollario del quotidiano,
quasi un compagno,
scomodo e irrispettoso,
più subito che cercato.
Due pantofole che si inseguono,
lentamente,
tracciando segni sul freddo marmo,
e i solchi si approfondano ad ogni passaggio,
sempre di più,
sottile agonia della solitudine.
Il rantolo del campanello,ormai raro,
risorge ancora
e le due pantofole deviano il corso.
Su di esse una mano dischiude l’uscio e l’ennesimo amore di seconda mano,
trovato nel solito anonimo bar fa ingresso nella penombra.
Il tempo rallenta il suo corso e il giaciglio dischiuso testimonia quanto è avvenuto.
L’odore caldo dei corpi,
le spalle della donna, seminude,
le sue mani partecipi dell’inutile tentativo di ritrovare l’immagine,
riflessa nello specchio,
della timida ragazza di provincia,
ricordo di epoche passate.
L’uomo…
Una vita racchiusa in una canottiera stretta dal suo ventre,
la foto di una giovane donna,
rovinata dal tempo e dall’umido,
la cartolina di un amico antico e perduto,
incatenata tra vetro e cornice.
Un sorriso sul suo viso,
gratitudine verso l’occasionale compagna,
viso grande e buono,
specchio menzoniero di ciò che lo circonda,
stonatura speranzosa della tragica sinfonia
e l’arrivederci è il prologo alla sua ripresa.
……….e le due pantofole si inseguono ancora.
DOT.CaFè
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