E' qui che è nata l'idea..........

E' qui che è nata l'idea..........
il mio amico dudduzz'

IL VIAGGIATORE

La mia foto
Locorotondo, BARI, Italy
Ho scritto parole che non ho mai avuto il coraggio di dire, ed i pensieri che le hanno generate si vergognano, ho scelto soluzioni che mi hanno violentato, i cui motivi ora mi deridono, ho preferito non dire, perché così facendo ho saturato il mio dolore. La nebbia di Hesse è lo scopo ultimo e la solitudine, la compagna ideale. In un monotono basso e costante rivivo i mie ricordi. Tutti mostrano il lato oscuro, ambivalenza insolita forse, ma criticamente vera. E allora perché……… Sono io a svelare l’anima nera dei santi, e la redenzione degli impuri? Perché trovare sempre l’inghippo, perché la giustificazione è permessa? Perché per voi, volgari ciarlatani, io lo ammetto. Perché per me invece, mi inchiodo in croce……………..

domenica 14 giugno 2009

MusicaMaestra.....



Meno male che non sono il cane dell'ENI (quello a 6 zampe).

Appena risvegliato da un fittizio sonno, una pesante macchia bianca sulla mia gamba sinistra testimonia l'insolito e sgradevole evento. Strano il risveglio, coperto da un lenzuolo, in un letto d'albergo scarno, rumoroso e alquanto malandato. Insolita anche la presenza di due sconosciuti, tutti e tre però accomunati dalla presenza di un piccolo tubicino trasparente che si nasconde tra le lenzuola dei rispettivi letti. E quegli inservienti, vestiti tutti con dei camici bianchi, cosa ci fanno tutti sullo stesso piano. E' insolito tutto o quasi, certamente il ruolo, il mio, abituato come sono ad essere l'oste ospitale e non l'ospite. Per questa volta i ruoli sono invertiti ed avrò pure il diritto di chiedere di staccare quel maledetto cane che mi stà mordendo la gamba da ore........con un dolore a livelli professionali. Albergo di provincia, dove molti ti conoscono e dove incontri spesso anche i tuoi di pazienti. Strana la mente, i più sono dispiaciuti, ma una sorta di rivincita nello scambio dei ruoli, li porta a proferire due tipi di affermazioni, la prima stupidamente candida- ma come, anche i dottori si fanno male?-, la seconda, perfidamente rivendicativa- adesso ci capisci anche tu...-quasi non me ne fossi mai interessato, rimasto "azzoppato" per oltre una settimana pur di non abbandonarli....
Ma ciò che mi ha fatto sorridere è successo (forse) alla dimissione, su un quattro ruote sgangherato, un ragazzino si è avvicinato chiedendomi cosa fosse accaduto. Io, ripreso il ruolo del Dott. gli ho spiegato con sufficiente precisione l'accaduto. Lui, guardandomi bene entrambe le gambe, ha notato una grossa cicatrice sull'altra gamba e ha voluto sapere il perchè. -è già successo all'altro tendine due anni fà-gli ho risposto. Dopo un attimo i suoi occhi (abbastanza "bastardi",nonostante la giovane età) si sono accesi e allontanandosi un pò ha aggiuto- e meno male che non sei il cane della pubblicità, quello di gambe ne ha sei............

domenica 19 aprile 2009

Confusionario Musicale del millennio scorso. parte III




SIDE B....e cominciava ad insinuarsi un nuovo filone musicale. New Age.......ma questa è un'altra storia.

venerdì 17 aprile 2009

Confusionario Musicale del millennio scorso. parte II


















...e visto che l'appetito vien mangiando, quando ancora qualche barlume di memoria è ancora presente, riporto la sequenza di canzoni presenti su una vecchia cassetta, che per caso ho trovato in una scatola di biscotti. Altro che contenitore dell'Ikea....ha resistito per vent'anni, intatta.

Rain Parade, Green on Red, Dream Syndicate

http://it.wikipedia.org/wiki/Green_on_Red
http://it.wikipedia.org/wiki/Rain_Parade

http://it.wikipedia.org/wiki/Dream_Syndicate

Confusionario Musicale del millennio scorso

Stanco di darvi notizie "trite e ritrite" sulla band o sull'artista, da oggi, vi segnalerò magari solo i siti su cui averne informazione. Cosa dirvi dei Cult? 1986 di una estate calda, in piena lotta contro l'immane Università in quel di Bari. Al solito rinvio di esame per cause non precisate, mando tutto a quel paese e mi ritiro al paese, il Mio. Nella mia 127 color giallo spento, arrivo con i calzini pieni di sudore "a dalt'", il corso principale. Talmente felice nell'animo da ascoltare "the Wall", un amico mi propone l'alternativa.......dal rispettoso disprezzo verso le istituzioni passai alla violenza.

Presi in retromarcia il palo di un segnale, lì da secoli, ingranai la prima e con il paraurti "bifido" ripresi il cammino verso la campagna. Casualità o l'incidende fu' voluto? Non lo so, di certo si rilevò intimamente appagante.........

http://it.wikipedia.org/wiki/The_Cult

sabato 14 marzo 2009

Dentro.


Ci siamo dentro.......
un mondo di miliardi di segnali,
un mondo in cui il silenzio è ormai un ricordo, un mondo in cui l’andare lenti è ormai illusione.
Questo mondo è così, prendere o lasciare....
e lasciare non può essere la soluzione.
Mondo strano e tragico, mondo solitario in mezzo a tanti, volti che passano e fuggono, come su di un treno in cui ti sporgi, veloce e per questo sconosciuto.

Non c’è tempo per sapere, solo attimi di conoscenza, solo spigolature, colori e forme, sfocate nella velocità dell’attimo, fuggenti nella foga di altro.
Noi semplici spettatori seduti ad una fermata, con il vento dei mezzi che sfrecciano, a tentar invano di mettere ordinati interminabile file di libri, due su e dieci che inevitabilmente cadono.

Così è.

I minuti ti rincorrono come cani affamati di carne, della tua.
Questo mondo, il nostro mondo, un eterno elastico in costante vibrazione, un attimo rallenta e subito dopo uno strappo incredibile, che ti spezza le reni e non ti da tempo di rifiatare.
Che mondo questo mondo,
moderno e comodo certamente, ma tanto crudele quanto ingrato, più per trascuratezza che per indole, più per cecità che per reale voglia persecutoria.
Scrupoli e perdono sono germi da debellare, complicazioni ulteriori di questa macchina già tanto complicata.
Formiche in moto perpetuo, in un ordine che non riconosce la regina, entità unica e finalizzante. Tante regine e tanti re, senza senso e senza scopo se non quello di sopravvivere.
A cosa e a chi non è dato di sapere, ma così fan tutti….

Identità per cosa o per quale intento, comunanza neanche negli affetti se non verso i figli, piccole macchine da guerra inevitabilmente programmate per proseguire la missione.
La missione, sopravvivere o soccombere, genetica e geografica nella scelta.

A lottare per un cellulare o uccidere per un sorso d’acqua sporca e infetta, c’è comunque ferocia nei mezzi.
Più futile è lo scopo più raffinata è la tecnica, si uccide per un paio di scarpe griffate e si uccide per un paio di scarpe.
Cambiano le latitudini, gli sfondi, i paesaggi, il colore della pelle, cambiano le strade, ma…….comunque si uccide.
Invocare la logica, analizzare gli eventi, arrampicarsi su teologia e sociologia, tradurne i contesti per future e futili soluzioni, è compito dei soliti esperti, profeti di superiori conoscenze, tenutari delle verità assolute, prototipi viventi dei condottieri di storica memoria.

Cambiano le paure, non più morte ma povertà, paura di perdere il superfluo, della foto patinata sul giornale, anche locale, di quelli buoni solo da lettiera per uccelli in gabbia, duri anche per pulirsi il culo, dello scanno su cui sedersi al tavolo dei condottieri, pavoni azzoppati senza scopo e senza patria, accomunati dalla paura dell’anonimia, talmente stupidi da pensare di dominare tutti solo per il ruolo, predatori di carta straccia, buoni per “andar a cartoni”.

Vorrei incontrare un uomo,
vorrei incontrare un muto, vorrei si sedesse avanti ai carri armati,
vorrei potesse darti una mano e farti uscire da quella tana, vorrei mi sorridesse,
vorrei che mi stupisse per una carezza gratuita,
vorrei che il mio volto non sia quello di un bambino, ma quello di un vecchio,
vorrei che mi indicasse un luogo dove nascondermi,
dove potermi spogliare nudo e sentire il caldo ed il freddo della natura,
vorrei che mi indicasse il senso,
vorrei trovarti Dio e se anche tu non fossi Lui,
vorrei che ne fossi convinto.
Ti vorrei ancora, come luce di faro, come indicazione certa,
come braccia che mi sorreggono, come lo facesti quando ero incerto nel camminare,
altrettanto incerto ora nel procedere,
tu che mi hai fatto conoscere la sofferenza sulla tua pelle,
tu che mi hai messo al mondo,
Padre mio Padre, con me……” o capitano, mio Capitano….”.

O Capitano! Mio Capitano!
Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida,
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,là sul ponte dove giace il Capitano,caduto, gelido, morto.
O Capitano! Mio Capitano!
Risorgi, odi le campane;risorgo - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
E' solo un sogno che sul ponte sei caduto, gelido, morto.
Non risponde il mio Capitano,
le sue labbra sono pallide e immobili,non sente il padre il mio braccio,
non ha più energia né volontà,
la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso,
finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo,
la meta è raggiunta;
esultate coste,
suonate campane!
Mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto. WALT WHITMAN (1865)

sabato 21 febbraio 2009


C'ERA UNA VOLTA.....(2004).

C'era un numero, c'era un'anima, c'era uno sfogo.
C'era un pesce rosso in una sfera di cristallo.
C'era qualcuno che ne porgeva il cibo.
Quante volte la voglia di azzerare il tempo
e quante volte il tempo passato a fermare la mano.
Quante volte la paura di perdere il vecchio, il presente e il futuro.
C'era un pesce rosso in una sfera di cristallo,
poi altri se ne aggiunsero.
C'era qualcuno che ne attenuava la fame, poi non a tutti bastava.
I vecchi, i deboli e i dimenticati cominciavano a morire.
Paura nel tenerli, tutti, paura nel farli morire,
paura di morire,
paura di soffrire per la morte altrui o semplice fastidio
nel prendere il retino e buttarli nella spazzatura.
C'era una sfera di cristallo colma d'acqua e di speranze forse tradite.
Ora la sfera è lì, capovolta dietro una finestra socchiusa.

I raggi di luce trapassano il vetro e si scompongono in tanti colori.
C'è una sfera di cristallo, c'è una luce, c'è un colore.
La notte non ammette i colori, solo il buio.
C'era un faro sotto il sole,
era acceso ma l'abbaglio non consentiva di apprezzare la sua luce.
La notte fu il testimone della sua presenza e del suo ruolo.
c'era un numero, c'era un'anima, c'era uno sfogo.
Il numero sparì, l'anima cambiò e spense anche il faro.
C'è ora un mondo in bianco e nero, sterile e asettico, una tavolozza bianca su cui dipingere.

Domani speriamo che non piova,
così che un raggio di luce attraverso il vetro,
poggerà sul drappo, nuovo e amico, un altro colore....

DR.CaFè

venerdì 23 gennaio 2009


Atmosfera indie-folk con raffinate echi brasiliane. Canzoni quasi sussurrate nella lingua di Molière da una vocina femminile esile e conturbante. Atmosfere senza tempo, da qualche parte tra il 1963 e il 2008. Chiare influenze dei padri e della madri nobili della canzone francese (Gainsbourg e Hardy in primis).....Coralie Clément è la sorella minore di Benjamin Biolay, nome di punta della nuova canzone francese, autore per sé e per altri (da Henry Salvador a Juliette Greco), polistrumentista tormentato e talentuoso, nonché – per la cronaca – ex genero di Catherine Deneuve (www.soundsblog.it).


C'è poco da dire, anche questa piacerà.....mi viene in mente che raramente ho scritto così poco e raramente, ascoltando queste canzoni, ne sento il bisogno.


Genere: INTIMOGIOVANILE

Quotidianità

Seduto in auto, guidavo senza apparente meta.
Pioveva ed aspettavo l’ennesima richiesta telefonica di apparente aiuto.
Il vizio mi costringeva a tenere il finestrino aperto, dieci centimetri utili per espellere i miasmi malefici delle mie sigarette.
La tramontana dispettosa spingeva gocce di pioggia da quella piccola apertura sul mio giubbotto in un ticchettio silenzioso. Che stupido mi sono detto, perchè fumo, perchè per farlo mi devo anche bagnare. Poi pensandoci bene ho scoperto che di cose del genere ne faccio tante, di cose che mi fanno male e dalle quali subisco altrettanto male.

Per inverso però, anche il bene è ripagato ed è lo scopo, l'unico.

L'ennesima telefonata mandava in panchina l'omino dei pensieri. Solito ammalato, solito dolore, solita necessità di urgente aiuto, solita scusa per rimanere a casa e non voler venire allo studio per essere visitato e inevitalmente, solito certificato medico di malattia.

Pazienza, tanto per caso mi trovo a cinquanta metri da casa sua.

Parcheggio l'auto e suono il campanello. Nessuna risposta.
Comincio ad avere sensi di colpa per aver considerato inutile anche questa, di visita. Vuoi vedere che stà talmente male da non poter neanche rispondere al campanello?. Mi faccio aprire il portone d'ingresso del palazzo da un altro condomino, salgo le scale e suono alla porta, nulla, tutto tace.
Vorrei richiamarlo al telefono ma la memoria del cellulare dice numero privato. Chissà mai perchè oscurare il proprio numero telefonico.....a pensarci bene deciderò a breve di non rispondere più alle chiamate "oscurate". Ancora una volta vedo il rag. Fantozzi che mi sorride. Scendo nuovamente la rampa di scale e mi trattengo ancora un pò davanti al portone. Dopo mezz'ora di incertezza entro in auto. Mi accendo una sigaretta e in quel mentre un colpo improvviso risuona sul finestrino. E' il morto che è risorto, al punto di aver addirittura ripreso l'uso della parola e ciò che è fondamentale anche l'uso delle gambe. "dottò sei arrivato ora?"- no, stò andando via- "scusa dottò, sono andato un attimo dal barbiere"- hai fatto bene, se non ti fossi sbarbato non potevo visitarti. Sei andato a piedi vero?- "si, se veniva la visita fiscale almeno avevo la macchina giù di casa"- bravo, la gamba quindi funziona,vero?-"mmm. un pò di dolore c'è, sai dottò questa notte ho fatto tardi, ho conosciuto una nuova ragazza e mi stà facendo fare le ore piccole.
Domani viene a casa per qualche giorno, sai dottò come vanno queste cose, mica posso laciarla a casa da sola"- mica puoi, è vero- "Mi dai quattro giorni di malattia, per favore?"- e cosa ci scrivo sopra, amantite acuta febbrile?- "vedi tu dottò"- Sindrome Vertiginosa soggettiva in tachicardia parossistica da sforzo-.
"Dottò, ma è infettiva?"- Magari, magari......


Dall'avventura gloriosa dei Jam, in bilico tra punk e revival mod, al soul-pop da caffè parigino degli Style Council, fino a una carriera solista proseguita fino ad oggi e culminata nel successo del suo ultimo disco "As Is Now": la saga di Mr. Paul Weller, songwriter intelligente e interprete autentico del malessere infido della sua generazione (http://www.ondarock.it/).

Correva l'anno 1983 quando il Maestro Angelo mi fece ascoltare un disco, Introducing The Style Council, alternativo per quel periodo in cui punk e altre "diavolerie" regnavano nel panorama della musica che veniva definita "d'importazione". Un singolo, "Long Hot Summer", ci accompagnò per oltre un anno. Era su tutte le cassette che Noi, presuntuosamente definiti i GURU delle nuove sonorità, dispensavamo al volgo........Nasceva il "cool inglese".(Matt Bianco, Sade, Everything But The Girl, Working Week).

Genere: MATERIAFONDAMENTALE (se non lo conosci è inutile andare avanti...).

MUSICALmente melodieducate

Il mondo li ha conosciuti grazie al film di Wim Wenders "Lisbon story" in cui apparivano per cantare le canzoni della colonna sonora. Ma in Portogallo già da tempo i Madredeus avevano incantato il pubblico con la loro musica eterea e intensa. Un sound prevalentemente acustico, intriso di suggestioni mediterranee, in cui svetta la voce cristallina di Teresa Salgueiro. Questo è il "Fado Portoghese". E' Lei la continuazione vocale di Amàlia Rodriguez. Dal 2005 è uscita dal gruppo iniziando la carriera da solista.


IL Fado è come un'onda, delicato sulla sabbia di una spiaggia, dirompente contro le irti scogliere dell'oceano. Se avete mezz'ora di tempo da dedicare alla musica entrate in questo blog. http://fadoportoghese.blogspot.com


Genere: LATINISMI SENSUALI

giovedì 15 gennaio 2009

MUSICALmente ben accetta


Gruppo formato da Saul Freeman (Dj) e la Nicola Hitchcock. Ascoltando l’Lp sembra quasi di ascoltare la musica dei Lamb, accompagnata dalla voce dei Portishead. Il branco contenuto nella compilation Cafè del mar li ha posti alla ribalta. Due album all'attivo, per il momento entrambi godibilissimi.

Genere: TECNOLOGICALNEWAGE

domenica 11 gennaio 2009

MUSICALmente Non solo del tempo passato.

Keren Ann - La Forme et Le Fond

Se proprio si vuole classificarla all’interno della canzone francese, possiamo dire che Keren Ann ne è l’artista meno autoctona: in un ipotetico cerchio che raccolga cantautori come Yann Tiersen, Benjamin Biolay, Francoiz Breut ecc., lei si colloca verso l’esterno, il più possibile vicino alla zona di circonferenza se non addirittura di periferia.
Lei per prima infatti mira da sempre ad uscire dal territorio francese e già la sue origini parlano chiaro: nata in Israele da madre olandese/giapponese e da padre russo/israeliano, vissuta tra Parigi e il Belgio, ha nel sangue un’inclinazione al pop contaminato e moderno (non a caso ha cominciato aprendo per Suzanne Vega, Portishead, Beth Orton). (http://www.mescalina.it)

Liquido, scorre lentamente ed in modo delicato. Tecnico al punto giusto, senza eccessi. Godibile.

Genere:INTIMOGIOVANILE (la guardi con l'ammirazione del più grande)

sabato 10 gennaio 2009

Calici al vento......

Ti tiri "a nuovo" per presentare agli altri l'immagine migliore di te.
Ore ed ore, non un capello fuori posto ed il trucco in ogni occasione sembra pittura ad olio indelebile.
Anche tu, distinto giovane, giacca in tinta e cravatta scolpita, o pantalone di tendenza e viso appena purificato, sempre attento a riaccendere l'abbronzatura.
Voi si che avete capito.
Il senso estetico delle persone è sopravvento sul resto e non si tratta di un fenomeno legato al progresso dei tempi.
Perchè non ammetterlo.
Tante teorie, fiumi di parole, sull'importanza dell'essere o dell'apparire, ma alla primo angolo di strada consideri e sorridi solo al bello e aumenti il passo quando ti accosti al brutto.
Non ho certo scritto io la favola di cenerentola. Vince perchè si "attrezza", non per altro. Era buona di cuore, da brutta e sporca, ed è buona di cuore da bella e curata, ma il principe inforca gli occhiali e la guarda solo dopo la trasformazione in miss.
Sai cosa ne fanno della tua sensibilità, del tuo buon cuore, della tua disponibilità?
Semplicemente una carta di credito al consumo. Mi fai un favore, posso chiedere una cortesia, se hai 5 minuti di tempo libero puoi.....quante volte hanno esordito con questa frase, veramente cattiva.
Se hai 5 minuti di tempo libero....da dedicarti, libero da ogni impegno, sgranciato dall'interferenza altrui, lessicalmente corretta nel definire uno spazio temporale istituzionalmente votato a se stessi, depurato da qualsiasi incombenza.
Sei uscito di galera dopo aver pagato per le tue colpe e ti chiedono di rientrarci....cortesia o cattiveria, decidete voi.
Se hai 5 minuti di tempo libero te li occupo io, mi fai un prestito del tuo tempo-carta di credito.
Il credito aumenta in modo inversamente proporzionale al tuo aspetto esteriore, già perchè la bellezza incute timore.
"Quanto è bella (o bello), ho addirittura paura di guardarla (o guardarlo).....mi ha notato e mi sono vergonata al punto di contorcermi stupidamente (come una lumaca senza guscio) sulla spalla della mia amica, diventando rossa (ed emettendo quei gridolini caratteristici, stile sirena di allarme)".......
Che peccato, ed io che credevo che il mondo non fosse così, io che superato gli "anta" e che ho scoperto spesso solo belle confezioni regalo "vacanti", io che ho assaporato il bello ed il buono delle caldarroste in un semplice cartoccio di cartone.

Brindo dopo 10 giorni dall'inizio dell'anno perchè sono un pò tardo nel capire, brindo alle mie visioni, alle delusioni, al domani ed al male che è dentro di noi, a quel briciolo di capacità che resta delle mie speranze, le speranze in voi tutti, belli e brutti, buoni e cattivi, speranze di riscatto e redenzione, di amore e di perdono.
Brindo ai miei sogni di visionario, alla forza che ho ancora nel "rimanere a galla" e a quella che dovrò avere per "nuotare" sempre più veloce.
Brindo a Voi, amici nascosti, in questa solitutudine assordante del quotidiano, capaci come siete a mostrare le vostre debolezze ed il vostro disagio, sinceri senza volto e senza nome...........

venerdì 9 gennaio 2009

OminiOmni




Oggi è un giorno che non và.
Di quei giorni che la nebbia ti entra nel cervello, fredda e umida.
Non abbastanza da congelarti i pensieri.
I pensieri, piccoli omini che circolano vorticosamente, si arrampicano, cadono e si urtano fra loro.
Raramente i miei si allineano e si ordinano, rallentano il passo.
Sono sempre maleducati, passano sopra agli altri caduti in terra, spingono, si sgomitano, alle volte litigano, dispettosi al punto di dare calci nei momenti meno opportuni, di strillare quando hai bisogno di silenzio, di bussare alla tua porta quando non vorresti aprire a nessuno.
Non sono tutti uguali, alcuni dormono beatamente per tanto tempo, altri soffrono di insonnia cronica, altri ancora sono come i parenti lontani, si presentano sempre nei momenti meno opportuni.
I miei li ho educati male, i più sono da "classe differenziale" di vecchia memoria.
E' forse una debolezza della nostra generazione, genitori atipici perchè abbiamo preso "mazzate" dai nostri di genitori e ne prendiamo anche dai nostri figli.
Per questo ne ho messo al mondo solo uno e direi che non mi è andata poi così male con lui.
Tornando ai pensieri di oggi grazie al famoso nebbione scivolano con una facilità incredibile, quindi il caos è ancora più forte.
Nella grande stanza (è così che definisco il contenitore) ti accorgi di quei pochi che stanno fermi e ti osservano, in piedi, vicino agli angoli delle mura.

Sono i ricordi, pallidi e sfocati alcuni, altri ancora vitali e chiari. Spesso si avvicinano e mi tirano per la giacca (diciamo giubbotto, poco incline come sono all'uso dell'abito completo di cravatta), addirittura si stringono alle gambe.
E sei tu a rimanere immobile, a rivangare il passato, impotente.
Finchè sono belli, i ricordi, sono sicuramente un bene ma quando così non sono......la punizione riprende, ed è qualcosa da cui non puoi scappare......



"...Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove , spaventa, fà anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama. Non fà altro, in fondo, che questo: chiama. Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente , ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà." (A.Baricco).